domenica 10 febbraio 2008

Giulia Farnese

Solimano

Guglielmo Della Porta: La Giustizia (part)


Di Giulia Farnese si parla poco, al massimo un po' di gossip storico-erotico, eppure senza di lei la famiglia Farnese sarebbe rimasta quella che era dall'anno 1000 in poi: tipacci un po' da Brancaleone ripulito, anche se il Brancaleone da Norcia di Mario Monicelli è moralmente superiore a tanti Farnese: è meno sessualmente aggressivo, ad esempio.
Ne combinavano di tutti i colori sempre in bilico fra la galera ed un titolo nobiliare, con guerricciole, astuzie, tradimenti e pentimenti (in punto di morte) attorno ad Orvieto e giù a scendere verso Roma, proprio i posti dove Monicelli ha girato il suo Brancaleone.
Ma con Giulia Farnese cambiò tutto.
Soprannominata da quando era nata (1474) Giulia “la bella”, a quindici anni diventò l'amante di un cardinale che di anni ne aveva quasi sessanta, Rodrigo Borgia. Pronube furono sua madre, Giovannella Caetani, e la futura suocera, Adriana Orsini. Infatti fu escogitato nel giro di un anno un matrimonio di copertura di Giulia col figlio di Adriana, Orsino Orsini, detto Monoculus Orsinus perché guercio.
Lo sposo aveva il solo pregio di essere coetaneo della sposa e viveva nel feudo di Bassanello (oggi Vasanello), dalle parti del lago di Bolsena.
La relazione continuò anche dopo che Rodrigo Borgia divenne papa (1492), col nome di Alessandro VI, e Giulia, un bel giorno, si permise una scampagnata col marito, guercio ma giovane. Il papa lo seppe e le scrisse una lettera adirata, in cui fra l'altro le diceva:

"Julia ingrata et perfida, benché fin qui assai comprendessimo l'animo tuo cattivo et de chi te consiglia, sub pena excomunicationis late sententie et maledictionis eterne te comandamo che non debi partir, ni manco andar a Bassanello per cose concernente lo stato nostro".

In un latino un po' maccheronico minaccia Giulia di scomunica se si permette di tradire lui, il papa, col marito. Notevole anche il cenno de chi te consiglia, evidentemente rivolto a Giovannella ed Adriana, le due nobildonne che gestivano la faccenda, che aveva un altro risvolto: la nomina a cardinale del fratello maggiore di Giulia, Alessandro, che diversi anni dopo divenne papa pure lui: Paolo III, quello che iniziò il Concilio di Trento e che diede uno stato alla famiglia (aveva quattro figli); nel suo caso, almeno, il termine nepotismo è improprio. Il bellissimo ritratto di Tiziano che è a Napoli lo rappresenta con i due nipoti Alessandro ed Ottavio, ma lui è il nonno, non lo zio.

Giulia, mancato il papa, rimase vedova del marito e si risposò, conducendo una vita tranquilla nel suo feudo di provincia. Probabilmente, oltre che onorata, era anche afflitta dalla sua bellezza.
Non sono rimasti ritratti sicuri di Giulia, molte le attribuzioni ma niente di certo. Il che è strano, a pensarci, ed è probabilmente legato ad una damnatio memoriae che la famiglia, ingrata di tanta fortuna, le riservò. Tutta l'Italia, anzi, tutta l'Europa, chiacchierava sull' origine della potenza dei Farnese, così strettamente legata a due papi. Forse per reagire a questo i Farnese cercarono la gloria attraverso il mecenatismo: basti ricordare palazzo Farnese a Roma ed i monumenti equestri di Piazza Cavalli a Piacenza.

Guglielmo Della Porta: La Giustizia San Pietro, Vaticano
Monumento funebre a Paolo III 1549-1575

Fra le attribuzioni, ce ne sono due affascinanti: la donna in primo piano nella Trasfigurazione di Raffaello (dipinta attorno al 1518, quando Giulia era ancora in vita) e la statua della Giustizia nel monumento funebre a Paolo III, il fratello. Due opere ancora conservate in Vaticano, la prima nella Pinacoteca, la seconda in San Pietro, ed è il capolavoro dello scultore lombardo Guglielmo Della Porta, che ci lavorò per ventisei anni, dal 1549 al 1575, subendo l'ostilità di Michelangelo.
Si era deciso infatti che il grandioso monumento a Paolo III occupasse nella Basilica il posto che Michelangelo voleva per il suo monumento a Giulio II, quello di cui fa parte il Mosè e che sta in San Pietro in Vincoli. Una lotta di potere fra le varie fazioni pontificie, ma anche l'ostilità un po' gelosa di Michelangelo. E' finita che al centro della Basilica, come è giusto, c'è il baldacchino bronzeo di Gian Lorenzo Bernini.
Sono passati i secoli, e Giulia continua ad aggirarsi nelle stanze pontificie… fra l'altro la statua in San Pietro era originariamente nuda, ma pochi anni dopo, proprio in conseguenza del Concilio di Trento, i braghettoni ebbero il loro daffare, a cominciare dal Giudizio di Michelangelo.
Ed anche Giulia si rivestì.
Riconoscere il volto di Giulia Farnese in questi due capolavori - la Trasfigurazione di Raffaello e la Giustizia di Guglielmo Della Porta- non è certamente scontato, le date sono un ostacolo, perché Giulia morì a cinquant'anni il 23 marzo del 1524. Si era ritirata dalla scena del mondo non molto dopo il crollo della potenza dei Borgia (1503) e viveva nei feudi o nei palazzi della famiglia ormai potente principalmente per merito suo.
Ma fra l'immagine di Raffaello e quella del Della Porta si nota una corrispondenza singolare anche se non c'è la sicurezza dell'identificazione. Quindi, dobbiamo rassegnarci al fatto di non avere immagini veritiere di "Giulia la bella"?
Non è detto, probabilmente il suo ritratto c'è, ancora in Vaticano, negli appartamenti Borgia. Gli affreschi del Pinturicchio sono del 1501, al culmine della potenza di Alessandro VI, il committente. Negli affreschi si è fatto ritrarre, ed è stata sicuramente identificata Lucrezia Borgia, la figlia (immagine a lato), che era bionda come attesta la lunga ciocca conservata in una teca alla Pinacoteca Ambrosiana di Milano (immagine in fondo) e che negli affreschi del Pinturicchio fa la parte di Santa Caterina d'Alessandria, figurarsi! Oltre tutto Lucrezia divenne buona amica di Giulia, in fondo aveva solo quattro anni più di lei, ed erano certo una bella coppia, la bionda Lucrezia e la bruna Giulia. Non credo sia possibile che Alessandro VI non facesse effigiare Giulia Farnese, quella che tutta Roma chiamava con scherno teologico Sponsa Christi. In rete non sono riuscito a trovare una immagine plausibile, ma fra le tante figure del Pinturicchio Giulia non può mancare, ma non credo che l'attuale Pontefice ordinerà una indagine, ha altre priorità. Che peccato! La presenza di Giulia Farnese all'interno del Vaticano nei tre posti più importanti: Palazzo del Vaticano, Pinacoteca Vaticana, Chiesa di San Pietro sarebbe un magnifico antidoto verso discorsi che oggi si sentono e che sono ben lontani dalla vita reale di Alessandro VI e di Paolo III: prima di fare la morale in casa altrui sarebbe meglio che la facessero in casa propria.


Tiziano: Paolo III con i nipoti Alessandro ed Ottavio 1546
Gallerie Nazionali di Capodimonte, Napoli


Ciocca dei capelli di Lucrezia Borgia
Pinacoteca Ambrosiana, Milano


2 commenti:

Roby ha detto...

Deliziosa lettura, questa della storia di Giulia "sponsa christi" Farnese!!!!!
Specie per chi, come me, annovera fra i suoi avi una signorina di buona famiglia con la quale un alto prelato si adoperò in prima (primissima) persona affinchè la sullodata desse alla luce più d'un figliuolo...

R-obba-che-ce-se-crede-eccome!!!

Solimano ha detto...

Roby, su tutte queste storie vere scrisse dei bei libri la Bellonci, che era molto educata e contegnosa (quindi rischiava di non raccontarla tutta), e che comunque si legge con diletto, specie i "Segreti dei Gonzaga", ma anche i libri su Lucrezia Borgia ed Isabella d'Este.
Tutti i Borgia da un certo punto di vista si somigliavano: la Bellonci non può fare a meno di raccontare quella volta che nel cortile del Vaticano si accoppiava una coppia di asini, e il papa Alessandro VI, che si era affacciato ed aveva visto, chiamò a squarciagola la figlia Lucrezia perché ridesse anche lei del bel caso. E Lucrezia era ben felice di ridere col suo papà, il papa.
Ma il caso più formidabile fu quello da cui è stato tratto un film discreto, "Una vergine per il principe", con Vittorio Gassman e Virna Lisi, purtroppo non ce l'ho né su VHS né su DVD. E ti risparmio quello che combinò Pier Luigi Farnese, il figlio preferito di Paoli III, e che va sotto il nome di "oltraggio di Fano", un episodio bieco.
E questi come se niente fosse scomunicavano, decidevano concili, facevano scrivere encicliche. Lutero e poi i lanzichenecchi li capisco, a parte che sia i Farnese che i Gonzaga, quando i lanzichenecchi occuparono Roma, avevano già fatto una inversione di marcia a 180 gradi e stavano coi lanzichenecchi, così salvarono dal saccheggio i loro palazzi romani, fra cui Palazzo Farnese.
Un giorno ti capiterà di leggere le bellissime lettere del Viaggio in Italia di Brosses, in pieno Settecento: fa la cronaca di un conclave che durò mesi e mesi, con tutte le fazioni, i tradimenti, i pagamenti. Poi arrivò la Rivoluzione francese e spazzò via tutto, ma hanno una bella faccia tosta a parlare di Giordano Bruno e di Galileo come casi isolati (che in un certo senso capisco pure di più).

grazie e saludos
Solimano